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Istruzione

Il 2023 e il 2024


Università telematiche e società di capitali


Nel rapporto 2022 si è dedicato un primo spazio alle università telematiche, pensando che le modalità di didattica messe in campo durante la pandemia avrebbero sicuramente lasciato un impatto in questo settore. Come avevamo messo in luce nel rapporto, le 11 Università Telematiche(8) del paese sono circa un terzo delle Università non statali (31 in totale), tutte costituite tra il 2003 e il 2006, dato che la normativa ha impedito successivamente l’apertura di nuove università telematiche; per ovviare a questa restrizione gli atenei telematici hanno aumentato considerevolmente negli anni il numero di corsi di laurea.

Oggi più del 10% di studenti e studentesse sono iscritti a corsi di laurea on line(9). Tra gli iscritti alle università telematiche si nota una presenza significativa di lavoratori e lavoratrici con più di 31 anni di età (45%). Se infatti nelle stati l’80% degli studenti degli atenei tradizionali ha meno di 26 anni, nelle telematiche sono solo il 34%. Ciò significa che una parte importante di questi studenti è già inserita nel mercato del lavoro e si iscrive ad un ateneo telematico per completare la propria carriera universitaria. Questa tendenza si sta modificando: negli ultimi 3 anni il 7% delle matricole (prime iscrizioni) sceglie un ateneo telematico.

L’enorme calo di iscrizioni che ha colpito l’università negli anni successivi alla crisi (fra l’a.a. 2011/12 e l’a.a. 2015/16 compreso) è stato recuperato solo nel 2020 quando si è tornati al livello del 2009 con 1.841.372 iscritti. La costante crescita numerica degli ultimi anni ha visto una nuova distribuzioni delle iscrizioni tra Università statali, private tradizionali e telematiche e sono proprio queste ultime ad essere cresciute in modo significativo. Confrontando l’anno accademico 2011/12 con il 2021/22 le università statali hanno registrato una leggera riduzione di circa 19 mila studenti (-1,2%), le università non statali tradizionali hanno visto un aumento di circa 22 mila studenti (+21,3%); le università telematiche nello stesso arco temporale sono cresciute di 180 mila unità (erano circa 44 mila nell’a.a. 2011/12 e si attestano a circa 224 mila nell’a.a. 2021/22). La fotografia relativa all’a.a. 2021/22 vede 1,6 milioni di studenti iscritti alle università statali (82,2%), 224 mila iscritti alle università telematiche (11,5%) e 123 mila iscritti alle università non statali tradizionali (6,3%).

Due aspetti sono particolarmente critici: il rapporto numero di iscritti docenti e la qualità dell’insegnamento. FLC CGIL ha stimato(10) al 1 settembre 2023, elaborando i dati a disposizione di USTAT e dell’anagrafe docente Cineca, un rapporto complessivo in tutte le università italiane pari a 1/29,95(11) in leggero miglioramento rispetto al 2022 (1/30). Nelle università statali il rapporto è pari a 1 a 25.8; nelle non statali tradizionali il rapporto è 1 a 26.31 (superiore, ma paragonabile a quello delle statali). Questo è un rapporto considerato centrale nella valutazione di qualunque ateneo e, in generale, di qualunque sistema universitario: in Italia è molto più alto della media EU 1/14.3, e siamo in generale tra i peggiori in Europa(12). Qual’è la situazione nelle università telematiche? Il rapporto è 1 a 342,92: 732 docenti di ruolo per 251.017 studenti [1.14% dei docenti di ruolo per il 13.15% di studenti e studentesse].

Da qui una riflessione sul livello degli insegnamenti, attraverso le valutazioni ANVUR del periodo 2016-2019 non sono state buone: hanno ricevuto un primo giudizio D-tel, “condizionato”7 atenei telematici su 11; il follow up è avvenuto per 6 su 7, 6 con esito C-tel “soddisfacente, 1 ancora “condizionato”. Solo 3 hanno ricevuto il giudizio soddisfacente in prima battuta. Solo 1 Università telematica su 11 ha ricevuto una valutazione superiore al valore “pienamente soddisfacente”.

Facciamo un passo ulteriore per capire l’evoluzione di questo modello, di fatto non più marginale nel quadro italiano. Questo passaggio si colloca in un percorso che a partire dalla riforma Moratti(13), ha guidato le politiche universitarie degli ultimi 20 anni verso un sistema competitivo di quasi mercato o mercato anche all’interno delle università pubbliche.

Il 14 maggio 2019 il Consiglio di Stato ha pubblicato un parere che consente alle Università private di acquisire la forma di società di capitali, assumendo quindi esplicitamente un obiettivo profit per le proprie attività. Nel esporre parere positivo, il consiglio di Stato ha sottolineato la problematicità [...] di una possibile riconfigurazione del modello organizzativo e strutturale che ponga le libere Università private sotto l’egida del profitto e del commercio (in quanto scopo essenziale, causa finalis) della loro stessa costituzione. Ma [...] ritiene che, secondo il principio liberale per cui è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato, debba escludersi la sussistenza di una ragione giuridica imperniata su una pretesa, indefettibile finalità di lucro del modello ‘società di capitali’, ostativa alla possibilità che le libere Università private rivestano una tale forma giuridica.

Le università telematiche sono state le prime ad accedere a questa opportunità come mette in luce il documentato rapporto di FLC CGIL. Nel 2019 l’università telematica Pegaso (il più grande ateneo online in Italia, con 40mila iscritti) adotta la forma giuridica della società a responsabilità limitata, assumendo la denominazione di “Università telematica Pegaso S.r.l.”. Tra il 2019 e il 2022 il fondo CVC(14) Capital Partners acquista Multiversity(15), la società di Danilo Iervolino che possiede le due università telematiche Pegaso e Universitas Mercatorum (progetto tra Pegaso e Unioncamere) con un investimento complessivo di circa 1,5 mld di €; nel 2022 Multiversity acquisisce l’Università Telematica San Raffaele di Roma, attiva in area socio-sanitaria. Il gruppo è proprietario anche del 85% del Sole24ore Formazione [15% al Sole24 ore], Università Telematica Pegaso a Malta e Certipass (ente erogatore di EIPASS, European Informatic Passport).

Il dato che ci preme sottolineare è che Multiversity è oggi la più grande realtà universitaria italiana per numero di iscritti: tenendo presente i dati delle iscrizioni all’anno accademico 2022/23 risulta il principale erogatore di corsi telematici e soprattutto con oltre 140.000 iscritti, Multiversity è il principale soggetto universitario del paese, più esteso della Sapienza (includendo anche la telematica pubblica Unitelma) che si ferma a 122.000 iscritti.

Come sottolinea il consiglio di Stato nel 2019: “L’attività di ricerca e formativa delle libere Università private, che ha una connotazione oggettiva di imprenditorialità e che tende sempre più a svolgersi nell’ambito di un mercato concorrenziale, impone l’esigenza, legittima e ragionevole, di poter attrarre capitali di investimento, per potenziare e migliorare l’offerta formativa e di servizi nella sua complessità, ed è possibile attrarre capitali solo se, tramite la redistribuzione degli utili, si può offrire una giusta remunerazione al rischio degli investitori.”

Nel 2018 la Commissione speciale del Consiglio di Stato descrive la connessione stretta tra università pubbliche e private nell’operare all’interno del mercato: “gli atenei privati, ma entro certi limiti anche quelli pubblici, operano in una logica di vera e propria competizione di mercato, articolando un’offerta formativa e logistica sempre più attraente (programmi, disponibilità ricettive, campus, selezione di docenti di vaglia, etc.) per contendersi la platea degli studenti, dalle cui iscrizioni derivano peraltro, di regola, la propria prevalente alimentazione economica e come anche le università pubbliche sono tenute ormai a gestire il servizio con criteri di economicità, in base ai quali modulano perfino l’ampiezza e il contenuto dello stesso servizio (istituzione o soppressione di dipartimenti e corsi di laurea in relazione al piano finanziario e alle potenzialità del mercato dello studio, investitemi strutturali e calcolo del break even point etc.), per cui si può a ben ragione ritenere che il servizio dell’istruzione universitaria non sia per sé, ontologicamente, di natura non industriale o commerciale, e diventi tale solo ove, a causa della sua meritevolezza, sia gestito dal pubblico con criteri non economici, o dal privato con sostanziosi contributi pubblici.

Da una condizione solo di fatto, questo passaggio normativo che porta le università private a poter diventare società di capitali, apre definitivamente la strada al modello di mercato capitalistico: il rischio è che le scelte in ogni ambito accademico (insegnamento e ricerca) siano dettate da logiche di mercato, senza salvaguardia degli interessi generali del paese, della società nel suo insieme, delle comunità accademiche di riferimento e di studenti e studentesse in particolare, tradendo di fatto il principio dell’articolo 33 della Costituzione.

L’impatto che questa trasformazione potrà avere in un sistema universitario definanziato, dequalificato e precario come quello Italiano, possiamo solo immaginarlo.


Scuola e guerra


Il 2023 è l’anno in cui Giochi Preziosi propone la linea Esercito: zaino scuola e tempo libero. Nelle versioni Esercito, Alpini e Folgore, accompagnata dallo slogan pubblicitario: “tutti sull’attenti!” o anche “per sentirsi sempre in Missione”. La linea sembra sia stata ritirata, almeno dallo store on line, dopo le dure proteste di molteplici associazioni ma resta il segnale inquietante della normalizzazione dell’esercito all’interno delle aule scolastiche.

Tutto comincia nel 2014 col protocollo d’intesa tra le ministre dell’Istruzione Stefania Giannini e della Difesa Roberta Pinotti, nel quale si legge che il Ministero della Difesa: - riserva particolare attenzione al mondo scolastico accademico e scientifico per la diffusione dei valori etico - sociali, della storia e delle tradizioni militari, con un focus sulla funzione centrale che la "cultura della Difesa" [...]; ricerca soluzioni comunicative interattive [...] per divulgare le opportunità professionali e di studio alle fasce giovanili. È interessante notare come questo primo protocollo abbiamo come orizzonte l’ambito della educazione civica, “cittadinanza e costituzione” e vedesse le prime collaborazioni di alternanza svolgersi all’interno delle aree museali dell’esercito o nelle redazioni dei giornali militari.

Assume invece una veste diversa il nuovo protocollo siglato nel 2017 all’indomani della creazione dell’Alternanza scuola lavoro della Buona scuola del governo Renzi: al Ministero della Difesa si affianca il Ministero del lavoro per rafforzare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Il Ministero delle Difesa mette a disposizione le proprie sedi per ospitare studenti e studentesse nel loro percorso di alternanza scuola lavoro. Dal 2019 le sedi e i potenziali studenti coinvolti sono centinaia, dai professionali ai licei(16), con molteplici protocolli, il tutte le regioni. Negli ultimi anni, attraverso il lavoro di raccordo di numerose associazioni, docenti e dell’”osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università” è stato possibile raccogliere numerose esperienze di istituti scolastici coinvolti in percorsi di Alternanza all’interno di Caserme e basi militari.

Sebbene l’inizio di questa convivenza tra scuola ed esercito sia risalente, l’accelerazione degli ultimi tempi può essere letta nel contesto politico generale, il ritorno della guerra in Europa, accompagnata da una forte spinta bellicista. Ci chiediamo se coinvolgere studenti all’interno di luoghi di guerra possa essere compatibile con il ruolo delle istituzioni scolastiche. Oltre ai protocolli di alternanza con l’esercito, gli studenti sono coinvolti in PCTO in industrie belliche e iniziative dei corpi militari, come Open Day, che coinvolgono i bambini fin dalle elementari.

Di seguito riportiamo un breve elenco che aiuta ad avere un quadro della situazione generale dei protocolli Scuola- Caserma:

Settembre 2021 presso la Caserma “Scipio Slataper” di Sacile (PN), il Colonnello Nicola Ragno, Comandante del 7° reggimento trasmissioni e la Professoressa Paola Stufferi, Dirigente scolastico dell’Istituto Istruzione Secondaria Tecnico e Professionale “Federico Flora” di Pordenone, (P.C.T.O.) in favore degli studenti frequentatori degli studi nell’indirizzo per i servizi di enogastronomia e l’ospitalità alberghiera.

Sicilia 2022 viene firmato un nuovo protocollo d’intesa tra Ufficio scolastico regionale e Esercito grazie al quale gli studenti potranno “familiarizzare con gli ambienti delle Forze Armate”. Già in vigore dal 2019 sono centinaia gli studenti coinvolti.

Puglia 2022 PROGETTO “L’ESERCITO TRA I BANCHI DI SCUOLA” rivolto a tutti gli studenti a partire dalla terza media al fine di “effettuare delle conferenze presso gli Istituti scolastici tese a illustrare le possibilità professionali offerte dalla Forza Armata (attività di orientamento) e nel contempo far conoscere ai giovani quale è la storia il ruolo e l’impiego dell’Esercito in campo nazionale e internazionale (Educazione Civica).”

Maggio 2023 PCTO presso il 10° Reparto Manutenzione Velivoli di Galatina (Lecce) hanno partecipato 69 studenti dell’IIS Righi di Taranto;

Marzo Maggio 2023 PCTO presso la base NATO di Sigonella con protocollo siglato tra il Comandante del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana e sette istituzioni scolastiche che ha visto coinvolte oltre 350 studentesse e studenti della provincia di Catania e della Sicilia orientale.

Maggio 2023 PCTO all’interno della base Nato di Solbiate Olona (VA), dove alunne/i dell’Istituto Superiore Giovanni Falcone di Gallarate (VA), prestano servizio.

Luglio 2023 PCTO presso il Circolo Ufficiali delle forze Armate di Roma e la scuola alberghiera Istituto Professionale di Stato per i Servizi di Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera (I.P.S.S.E.O.A.) “Tor Carbone – Alessandro Narducci”.

Scuola valdostana, Proposta di attività di PCTO per studenti della scuola secondaria di secondo grado in collaborazione con l’Esercito – Anno scolastico 2023 -2024

Gennaio 2024 PCTO presso 7° Reggimento Aviazione Esercito “VEGA” per gli studenti per le classi 5^delL'ITAER Baracca di Forlì: il commento del Comandante “questo tipo di collaborazioni siano importanti per avvicinare i ragazzi, futuro del nostro Paese, ad una realtà come quella dell’Esercito Italiano e delle Forze Armate, il cui silente e discreto lavoro è sempre al servizio dei cittadini, mettendo a disposizione le proprie risorse soprattutto nelle situazioni di emergenza, necessità e urgenza in territorio nazionale ed internazionale.

Maggio 2024 BENEVENTO PCTO presso la Caserma “Magrone” di Maddaloni sede della Scuola di Commissariato (BN) per gli studenti dell’alberghiero di Montesarchio, con consegna finale dei diplomi e informazioni “Info Team ha illustrato agli alunni le prospettive professionali ed occupazionali offerte dall’Esercito, attraverso un’attività promozionale sull’arruolamento e sulla vita militare.”

Dall’8 al 18 maggio, presso le strutture del Comando Operazioni Aerospaziali (COA) di Poggio Renatico, si è svolto il “Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento” (PCTO) a favore di 22 studenti della Classe 4ª Telecomunicazioni dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “N.Copernico-A.Carpeggiani” di Ferrara. Nella nota ufficiale si legge “Oltre alle attività descritte, afferenti al settore e all’utilizzo delle telecomunicazioni, sono state effettuate attività trasversali di comunicazione, presentazione delle attività operative che la Forza Armata svolge quotidianamente al servizio della collettività, attività di orientamento per eventuali sbocchi occupazionali nelle Forze Armate e nella NATO”.

Si sono svolti in quest’ultimo anno anche PCTO all’interno di aziende che producono armi. È il caso della MES S.P.A di Roma, da 60 anni produttore di armi di grosso calibro. Alla notizia è seguita una interrogazione parlamentare al ministro Valditara

Molteplici PCTO, ben 776nel 2021 tra stage, programmi di apprendistato, tirocini e alternanza scuola-lavoro, si svolgono all’interno della Leonardo s.p.a, azienda italiana a partecipazione pubblica produttrice di sistemi di difesa, cannoni, siluri e proiettili compresi. L’investimento della Leonardo nella scuola secondaria è molto importante, nel 2022 da vita collaborazione con Istituto Tecnico Liceo Scientifico Liceo Digitale Carlo Matteucci Roma del Liceo Digitale.

Altro impegno che vede la Leonardo protagonista è la nuova “Fondazione per la scuola Italiana”, inaugurata nel Giugno del 2024, un ente no profit, con il contributo iniziale di UniCredit, Banco BPM, Enel Italia S.p.A, Leonardo S.p.A e Autostrade per l’Italia, che entro il 2029, aspira a raccogliere 50 milioni di euro da aziende, privati e bandi. Ribadito da tutti i presenti all’incontro la volontà di rendere il sistema scolastico più competitivo e pronto per il mondo del lavoro.

A questo si affiancano iniziative collaterali: incontri con l’Esercito per le classi quinte in funzione di orientamento, come nell’istituto Pitagora di Policoro (MT) o presso l’ITTS Grassi di Torino, dove il sito della scuola indica le tempistiche per partecipare al concorso per sottoufficiali. La partecipazione ormai assidua delle scolaresche agli Open Day delle forze armate, come quello organizzato dal Corpo di Armata di Reazione Rapida della NATO, l’ International Day 2022, che ha visto la presenza di 44 alunni e alunne dell’alberghiero IS Falcone di Gallarate (VA) in veste di collaboratori, come riportato dal sito della scuola, “con piacere il Dirigente Scolastico, ing. Ilacqua, ha ricevuto espresso apprezzamento degli alti ufficiali della NATO.”

Naturalmente vengono coinvolti anche i più piccoli, bambini delle elementari, attraverso progetti di potenziamento linguistico come quello promosso della dirigente scolastica della scuola primaria di Santa Teresa di Riva, Mariagrazia D’Amico. Il progetto, interrotto per evidente incompatibilità con l’ambiente scolastico, prevedeva di ospitare i marines di Sigonella per un dialogo con i piccoli delle quarte classi, 9 anni, dei sei plessi dell’istituto, con l'obiettivo di migliorare l'apprendimento linguistico, dal momento che gli scolari dovranno parlare in inglese.

A questo contatto sempre più stretto e normalizzato tra scuola e esercito, si lega a doppio filo la discussione emersa in diversi i paesi in Europa sulla reintroduzione della leva obbligatoria(17). In Germania il dibattito è acceso e in Lettonia è stata reintrodotta da pochi mesi(18). In Italia la discussione è aperta e la Lega ha già depositato una proposta di legge: questo prevede sei mesi di servizio civile o militare per i ragazzi tra i 18 e 26 anni, su base regionale e da svolgere esclusivamente in Italia. Matteo Salvini l’ha presentato martedì 21 maggio 2024 alla Camera, convinto che la “naia” possa offrire una «forma di educazione civica al servizio della comunità, di attenzione al prossimo e rispetto per se stessi e per gli altri». Per il leader del Carroccio il provvedimento potrebbe avere «molti effetti positivi» sui nostri ragazzi. Naturalmente sarà prevista la parità di genere.

Come si vede le parole sono esattamente le stesse che accompagnano l’impegno degli studenti all’interno delle basi militari e caserme, Italiane e non in questo caso.


Università e guerra: proteste, censura e repressione


Marzo 2022 “Caro professore, stamattina il prorettore alla didattica mi ha comunicato la decisione presa con la rettrice dì rimandare il percorso su Dostoevskij. Lo scopo è quello dì evitare ogni forma dì polemica soprattutto interna in quanto momento dì forte tensione”. 

Con questa mail l’università Bicocca di Milano cancellava il corso del Professor Nori sullo scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij. La decisione è stata in seguito revocata ma questo episodio è emblematico del clima di paura e censura che ha preso corpo all’interno delle università e del mondo della cultura italiana all’indomani dell’invasione Russa dell’Ucraina.

Sempre nel Marzo 2022 è il Professor Alessandro Orsini, della Università Luiss ad essere richiamato dal proprio ateneo per un intervento in una trasmissione televisiva: la LUISS "reputa dunque fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo". Immediata la solidarietà dei docenti, con un appello alla libertà di espressione. Sono molteplici i casi in università che seguono l’atteggiamento generale dei mezzi di informazione, di abolizione del dialogo e tentativo di costruzione di una narrativa univoca sul conflitto.

La situazione di tensione si è ulteriormente accentuata dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 Ottobre e l’inizio da parte del governo Israeliano del genocidio del popolo palestinese. Una azione fino ad oggi ininterrotta di bombardamenti della striscia di Gaza; la deliberata crisi sanitaria e umanitaria indotta dal blocco totale degli aiuti, che all’interno della Striscia era già in atto a causa dai 16 anni di quasi totale embargo e assedio illegale da parte di Israele, oggi è diventata carestia e morte per gli uomini, le donne e i bambini di Gaza; e si moltiplicano le violenze e le occupazioni illegali in Cisgiordania.

Questa situazione ha portato alcune reazioni nel mondo della cultura, del giornalismo e delle università, con immediate conseguenze in termini di ostracismo e censura.

Nell’Ottobre 2023 l’attore Moni Ovadia, ha dovuto dimettersi dalla direzione del Teatro Civico di Ferrara per la censura subita a causa delle sue dichiarazioni sulle violenze del governo Israeliano.

Nel dicembre dello stesso anno il giornalista Raffaele Oriani lascia Repubblica dopo 12 anni con queste paroleQuanto accaduto il 7 ottobre è la vergogna di Hamas, quanto avviene dall’8 ottobre è la vergogna di noi tutti. Questo massacro ha una scorta mediatica che lo rende possibile. Questa scorta siamo noi. Non avendo alcuna possibilità di cambiare le cose, con colpevole ritardo mi chiamo fuori”

A Novembre gli accademici italiani hanno immediatamente sottoscritto un appello inviato al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, e alla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), per chiedere un’azione urgente per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e il rispetto del diritto umanitario internazionale. “In quanto membri delle comunità accademiche italiane, scriviamo questa lettera in nome della pace e della giustizia. Riteniamo sia nostro dovere individuale, comunitario e accademico, dissociarsi dalle posizioni finora intraprese dal governo del nostro Paese -si legge nell’appello- e assumerci la responsabilità di azioni e richieste per contrastare il crescente livello di violenza al quale stiamo assistendo impotenti”.

Ma sono gli studenti universitari i veri autori di una mobilitazione globale. A partire dalle università Americane, con decine di facoltà coinvolte in tutto il paese ed una risposta violenta da parte delle forze dell’ordine (si parla di più di 2000 arresti). Le proteste continuano da città del Messico, all’Australia e poi in tutta Europa, a partire da Francia e Spagna: gli studenti chiedono la fine immediata dei bombardamenti su Gaza.

In Italia i primi a mobilitarsi nel Febbraio 2024 sono stati gli studenti medi: studenti delle scuole superiori che a Pisa sono scesi in corteo in meno di un centinaio. Una piccola mobilitazione finita nel sangue: gli agenti antisommossa hanno attaccato i ragazzi di sedici anni con manganelli e scudi, mandandone diversi in ospedale, immagini che sono rimbalzate su tutti i mezzi di informazione. L’atto di tale gravità ha suscito l’immediata solidarietà di tutta la cittadinanza e una presa di posizione anche da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Scontri simili si sono però ripetuti a Firenze, Roma, Torino e Milano, dove manifestanti pro Palestina sono stati attaccati dalle forze dell’ordine.

Il clima intimidatorio non ha fermato le proteste che si sono trasformate nelle Accampade, con tende piantate fuori dai maggiori Atenei Italiani: da Torino a Palermo gli studenti hanno occupato i cortili degli atenei chiedendo la fine dei bombardamenti su Gaza.

Gli studenti, i ricercatori e i docenti protagonisti delle proteste, hanno immediatamente declinato le richieste mettendo in luce il ruolo attivo che le università hanno nello scenario geopolitico mondiale, riportando finalmente gli Atenei al centro della scena. Le richieste vanno dalla non collaborazione in alcun modo con Israele, ad evitare che si possano sviluppare tecnologie di un uso militare, rafforzando così la potenza militare israeliana (includendo le tecnologie dual use). In particolare si fa riferimento alla risoluzione immediata dell’Accordo di Cooperazione nel campo della Ricerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico tra il Governo italiano ed il Governo dello Stato di Israele del 2000, affinché si limiti al minimo la complicità del Governo italiano nei crimini di guerra e nei crimini contro l’umanità perpetrati da parte dello Stato di Israele contro i palestinesi.



Una panoramica degli ultimi dieci anni


In questo decennale sembra utile un confronto ieri/oggi dei punti salienti trattati in tutti i numeri del Rapporto Diritti sul tema Istruzione. Tre sono gli aspetti che connotano in modo immediato il trend del sistema di istruzione nazionale. Il primo, il livello di investimento: non si vedono purtroppo significative inversioni di rotta, neppure all’indomani della emergenza pandemica che ha messo in luce tutte le debolezze del sistema. Nel 2023 l'Italia investe il 4,2 % del suo PIL nell'istruzione dal livello primario a quello terziario. Tale dato è inferiore alla media dell'OCSE del 5,1 %. Nessuna novità in tema di investimenti, la scuola italiana rimane fanalino di coda e neppure i fondi del PNRR riescono a risollevare le istituzioni scolastiche da anni di tagli.

In questo parallelo ci soffermiamo più lungamente su altri due aspetti: la precarietà del corpo docente che vede un netto peggioramento negli ultimi 10 anni; il livello di dispersione scolastica e di inattività dei giovani (NEET) in costante miglioramento.

In questo rapporto 2023 saranno approfonditi due aspetti in particolare: un focus sulle Università telematiche, apparse nel rapporto 2022 per la prima volta e oggi approfondite e contestualizzate nel quadro complessivo del sistema universitario italiano.

Un capitolo dedicato all’attualità stringente: scuola e guerra/università e guerra. Argomento mai emerso prima nel rapporto.


Ieri e oggi


Docenti Precari


La situazione di precarietà dei docenti, già presente nel rapporto 2015, rimane una costante: nonostante i numerosi concorsi (le cui regole di ingresso cambiano ogni anno rendendo difficilissima la vita degli insegnanti della scuola), il numero di docenti precari nella scuola italiana è raddoppiato, passando dal 12% del 2016 al 24% attuale(1). Nel 2023 i docenti precari erano più di 200.000. Questa situazione è particolarmente grave per il ruolo degli insegnanti di sostegno, una mancanza che lede i diritti fondamentali degli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali(2). Il rinnovo del contratto collettivo ha portato invece ad un leggero miglioramento negli stipendi.

La situazione del personale Universitario è se possibile ancora più critica: la quota di precari nel corpo accademico italiano nel 2024 è arrivata al 45,32%, considerando solo docenti, ricercatori e assegnisti di ricerca, ed escludendo le altre figure precarie, come borsisti e docenti a contratto. Nel 2010 era del 18,5%. Di questi, solo una parte (meno di quarto) ha una tenure-track, cioè un percorso che, dopo il conseguimento dell’Abilitazione scientifica nazionale e l’esito di una valutazione sul lavoro di ricerca e didattica fatto, può portare a una stabilizzazione come docente di ruolo(3). Un effetto paradossale è stato l’arrivo dei fondi PNRR: gli assegnisti di ricerca, che nel 2008 erano 12 mila e nel 2021 erano diventati 15 mila, a oggi sono oltre 20 mila. Una cosa simile è avvenuta per gli Rtd-a(4): nel 2014 erano 3.000, nel 2021 poco più di 5.000 e ora sono oltre 9.000. L’arrivo nelle università di una quota ingente di finanziamenti, tutti di breve durata (il Piano nazionale di ripresa e resilienza, com’è noto, scadrà nel 2026) e vincolati alle assunzioni a tempo determinato ha provocato un’esplosione senza precedenti del precariato.



C5. Grafico 1 • Spesa per l'istruzione dal 2014 al 2021 in comparazione tra Europa, Germania, Francia e Italia (%PIL)



Dispersione scolastica e NEET


Nel 2014 la quota nazionale di abbandono scolastico era del 15%(5). Nel 2022(6) si è attestata all’11,5%. Un dato in costante miglioramento ma ancora lontano dalla media UE e che mostra la peggior differenza all’interno del paese: la quota nazionale viene superata nel sud, in particolare in Sicilia 19% e Campania 16,1%, seguono Sardegna e Puglia con quasi il 15% di uscite precoci. Anche la Valle d’Aosta (13,3%) si colloca al di sopra della media nazionale.

Rispetto al 2014 la situazione va migliorando e si riassorbe il forte aumento determinato dalla crisi economica mondiale che aveva portato a un 26,2% proprio nel 2014. Nel 2022(7) la quota di NEET sul totale dei 15-29enni, stimato al 19% ritorna al valore del 2007 (18,8%). Paragonata agli altri paesi è inferiore soltanto a quello della Romania (19,8%) e decisamente più elevato di quello medio europeo (11,7%), di quello spagnolo (12,7%), francese (12,0%) e tedesco (8,6%). Il gap tra donne e uomini rimane forte 17,7% per gli uomini contro 20,5%, così come quello per area territoriale: nel Mezzogiorno la quota di NEET è il 27,9% contro 13,5% nel Nord e 15,3% e nel Centro. Tra gli stranieri raggiunge il 28,8% ed emergono in modo più significativo le differenze di genere: tra le straniere e le italiane ci sono quasi 20 punti di differenza (37,9% contro 18,5%, rispettivamente) mentre tra gli uomini sono circa 2 punti (stranieri 19,8%, italiani 17,5%).



C5. Grafico 2 • Percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media (2022)





Conclusioni


Il sistema di guerra nel quale siamo precipitati è un potentissimo acceleratore e una lente che ci restituisce in modo vivido la grande crisi nella quale è stata trascinata la scuola italiana e in modo ancora più evidente dell’Università. Da decenni si denuncia la progressiva aziendalizzazione delle scuole e delle università e le conseguenze nefaste che queste idee di mercato, concorrenza e “merito” producono. Ecco che il sistema di guerra ci restituisce i frutti di questo minuzioso lavoro di destrutturazione, imbruttimento e mercificazione del sapere nelle nostre principali istituzioni democratiche.

La precarietà. Nella scuola come nelle università (come nei mezzi di informazione(19)) impedisce la piena libertà di insegnamento e di parola garantita dalla Costituzione. Impedisce di fatto ai docenti di prendere parola e soprattutto di costruire progetti alternativi. Il ricatto del lavoro rende impossibile dissentire. Questa precarietà strutturale, che come abbiamo visto tende ad aumentare negli anni, costruisce un corpo di docenti e ricercatori ricattabili da un lato e incastrati in meccanismi involuti e contorti di concorsi, domande, liste di attesa, che durano per anni, decine di anni, per poter mantenere il proprio posto di lavoro. Legata all’assenza di finanziamenti questa situazione costringe molti ricercatori a spendere la maggior parte del proprio tempo nella “ricerca” di fondi per finanziare il proprio posto di lavoro.

La dipendenza dal mercato. Le scuole devono adattarsi al mondo del lavoro: si è capaci di mandare bambini delle elementari ad imparare l’inglese dai Marines o far lavorare studenti di 17 anni nelle basi militari, perché questo aumenta le loro opportunità di lavoro. Così le università, abbandonano la costosa ed infruttuosa ricerca di base per più attraenti possibilità di cofinanziamento pubblico privato immediatamente monetizzabile. Nelle università tutti gli statuti insistono sul trasferimento tecnologico, la ricerca applicata, il social engagement e l’idea che il finanziamento della ricerca debba dipendere dalla competizione. Ricercatori e docenti in continua pressione per l’accesso a risorse finalizzate al perseguimento di specifici obiettivi determinati da soggetti pubblici e privati. Da qui anche l’idea che l’Università debba immaginare percorsi didattici e formativi che rispondano ai bisogni del territorio e degli stakeholders.



Raccomandazioni


  • Aumentare gli investimenti portandoli almeno al livello della media europea.


  • Stabilizzare il corpo docente precario, formarlo in modo continuo e pagarlo in modo adeguato.


  • Interrompere qualsiasi rapporto e progettualità che coinvolga le forze armate e l'esercito. Costruire nelle scuole la Cultura della Pace.


  • Investire nella scuola per abbattere la dispersione scolastica.


  • esplicita e implicita. Dare continuità e nuove forme alla inclusione dei bambini e dei ragazzi con disabilità e con bisogni educativi speciali.


  • Investire in edilizia scolastica e nidi. Sicurezza, agibilità ma anche mense e scuola aperta il pomeriggio.


  • Creare prospettive di carriera e stabilità al corpo dei ricercato e dei docenti universitari. Eliminare la pressione alla produttività e alla ricerca di finanziamenti.


  • Investire in università, ricerca di base e applicata e diritto allo studio.


  • Istruzione e formazione lungo l’arco della vita e politiche che guardino ai NEET.


La scuola pubblica è una delle risposte più forti che si possono dare alla crisi che attraversa il nostro Paese e il mondo tutto.




Note


(1) - https://www.orizzontescuola.it/precariato-scuola-italiana-raddoppiati-in-8-anni-un-problema-da-risolvere/#:~:text=Il%20numero%20di%20docenti%20precari,%25%20al%2024%25%20del%20totale.

(2) - https://www.orizzontescuola.it/85-mila-docenti-di-sostegno-senza-specializzazione-il-piano-di-valditara-per-uscire-dallemergenza/

(3) - Si invita alla lettura del dettagliato articolo Doppio colpo all'università - Jacobin Italia

(4) - Una figura di ricerca e docenza che condivide con i professori le mansioni ma non la retribuzione né soprattutto la stabilità, avendo un contratto di 3 anni + 2, al termine dei quali il rapporto si chiude

(5) - https://www.openpolis.it/la-crescita-dellabbandono-scolastico-nelle-citta/

(6) - Nel 2023 il dato in miglioramento è del 10,5%

(7) - In miglioramento nel 2023 è stimata al 16,1% ed è più elevata tra le femmine (17,8%), che tra i maschi (14,4%).

(8) - di cui 2 con una natura pubblica: UniTelma Sapienza e il consorzio UniNettuno.

(9) - Rapporto ANVUR 2023 p.30 https://www.anvur.it/wp-content/uploads/2023/06/Sintesi-Rapporto-ANVUR-2023.pdf

(10) - https://m.flcgil.it/universita/atenei-for-profit-e-corsi-telematici-mercoledi-10-aprile-la-presentazione-del-rapporto-flc.flc

(11) - 1.908.360 studenti iscritti all’anno accademico 2022/23 e 63.758 docenti in ruolo (a tempo indeterminato e determinato).

(12) - Nel 2022: Belgio (1/27), Irlanda (1/22), Francia (1/16.7), 14.9 Austria, 14,8 Portogallo, 11.6 Spagna, 11.1 Germania, 10.8 Polonia, 8.4 Norvegia, 4.9 Lussemburgo.

(13) - Legge 4 novembre 2005, n° 230

(14) - fondo britannico, con sede legale in Lussemburgo, nato nel 1981 come braccio europeo del Citicorp Venture Fund, la società di investimento dell’omonimo colosso bancario americano. 50 mld di dollari di capitale raccolto (terzo al mondo nel 2021, quarto nel 2022 e quindicesimo nel 2023 secondo la classifica PEI 300). Attività: beni di consumo, servizi finanziari, telecomunicazioni, farmaceutica e dalla seconda metà degli anni Dieci ha sviluppato una crescente presenza nei settori della salute e dell’educazione a livello mondiale.

(15) - Il fondo Cvc entra nell’Università Pegaso - Il Sole 24 ORE

(16) - Miur nota n. 14281 del 01/07/2019, avente per oggetto PCTO elenco delle strutture messe a disposizione dal Ministero della Difesa e la tipologia di percorsi formativi attivabili https://www.istruzionepiemonte.it/wp-content/uploads/2019/07/2017-PrInt35-MinDifesa-notaDGOSV19-14281-all.pdf

(17) - I Paesi europei tornano a discutere sull’introduzione della leva militare obbligatoria. In nove c’è ancora https://www.eunews.it/2024/05/15/leva-militare-obbligatoria-europa-naja/

(18) - La Lettonia è l’ultimo Paese europeo, in ordine cronologico, ad aver introdotto la coscrizione obbligatoria nel aprile del 2023 dopo averla abolita soltanto nel 2007. Il servizio militare deciso da Riga è obbligatorio per tutti i maschi di età compresa tra 18 e 27 anni e dura 11 mesi, rimane su base volontaria invece per le donne.

(19) - Come può essere indipendente un giornalista precario, pagato 4 centesimi a riga? https://lespresso.it/c/attualita/2022/6/19/pagati-4-centesimi-a-riga-minacciati-e-insultati-i-giornalisti-in-italia-sono-sempre-piu-precari/12698

Simonetta Salacone

Simonetta Salacone

(Roma 1945 - Roma 2017)
IN RICORDO DI SIMONETTA SALACONE, INSEGNANTE E DIRETTRICE RIBELLE: PORTÒ AVANTI PER DECENNI UN’IDEA DI SCUOLA DEMOCRATICA, APERTA A TUTTI E CHE MIRASSE DAVVERO A DARE UN’OPPORTUNITÀ AI BAMBINI SVANTAGGIATI

“Non è giusto, c’era ancora così tanto da fare…”

Pare furono queste le ultime parole di Simonetta Salacone sul suo letto di morte, il 26 gennaio del 2017. Aveva 73 anni, Simonetta, e un passato come insegnante e poi direttrice dell’istituto Iqbal Masih di Roma. C’era tanto da fare, per Simonetta: lei non era stata un’insegnante come le altre. Perché la scuola e l’insegnamento, per lei, non erano mai state solo una semplice fonte di reddito, un’occupazione come un'altra. Insegnare era una missione, un laboratorio, il fondamento stesso della società del domani. 

E la scuola non era quattro mura nelle quali farcire di nozioni i ragazzi ed educarli al rispetto cieco della disciplina e delle gerarchie. Ma un luogo di partecipazione, dove insegnanti, genitori e alunni possano imparare il valore dello scambio, della partecipazione, del confronto. Tutto questo in un istituto del quartiere Casilino, nella periferia romana.

Le stesse opportunità che in qualche modo le erano state negate quando, da piccola, perse il papà e scoprì improvvisamente di essere “povera”, vedendosi precluse opportunità riservate solo ai “ricchi”. Che scuola è quella che educa a differenze simili? Che scuola è quella che non dà a ciascun alunno una possibilità di sviluppare la sua personalità, i suoi interessi, le sue passioni?

Allora ecco che la sua, di scuola, alternava l’insegnamento alle feste, le cene, le raccolte fondi, le mobilitazioni contro lo sgombero di famiglie con bambini di ogni nazionalità. Gli eventi organizzati con gli alunni, dove ognuno decideva cosa fare e come farlo. Inutile dire che un atteggiamento simile la mise nel mirino delle istituzioni. Fece una strenua opposizione a tutte le riforme della scuola della seconda metà degli anni Duemila: mobilitò insegnanti, cuochi, bidelli, gli studenti e i loro genitori. E poi il caso che la fece balzare agli onori delle cronache: nel 2009 rifiutò di far rispettare il minuto di silenzio per i militari morti in Afghanistan, in netta polemica col ministro Gelmini. “Non è stata una scelta polemica ma pedagogica. In ogni caso una vera missione di pace va fatta con dottori e insegnanti non con i militari”, dirà. Questa era Simonetta Salacone.

Ci pare doveroso terminare il post con un pezzo della bella canzone a lei dedicata dagli Assalti Frontali:

"E dall’America alla Turchia

venivano a vedere questa scuola di democrazia

dove gli ultimi e i primi sono fratelli nei viaggi

e i sordi parlano e ci fanno saggi

e culture lontane diventano vicine

e non si chiede il passaporto ai bambini e le bambine"